stemma Trivero
Stemma: troncato, nel 1° di rosso al delfino al naturale, sormontato da una stella d'argento; nel 2° d'azzurro al monte di verde.
Trivero
Ponzone, chiesa Parrocchiale

TERRITORIO: la strada Panoramica Zegna
La costruzione della strada si deve all'imprenditore tessile Ermenegildo Zegna, da cui l'arteria prende il nome. Fu inaugurata il 10 dicembre 1938, assieme alla centrale idroelettrica del Piancone, e poi fu a lungo gestita dall' ANAS.

OASI ZEGNA
E' un'area naturalistica. Le sue radici risalgono agli anni trenta quando l'imprenditore Ermenegildo Zegna, fondatore del Gruppo Zegna, dopo aver creato l'impresa che porta il suo nome, si dedicò a dare nuova vita al suo paese natale.
Oltre alla costruzione di case per i suoi dipendenti e di un Centro dedicato alla salute, alla formazione, allo sport e al tempo libero dei suoi concittadini, il progetta comprendeva la riforestazione delle pendici della montagna con 500.000 tra conifere, rododendri e ortensie e la costruzione di una strada, la “Panoramica Zegna” che consentisse alla popolazione locale e ai turisti di godere dell'ambiente naturale montano. Parte integrante dell'Oasi Zegna è la stazione sciistica di Bielmonte. Il primo impianto, la seggiovia monoposto per il Monte marca, fu inaugurata nel gennaio 1957. Gli anni successivi videro la realizzazione di varie sciovie, che permisero di ampliare il carosello sciistico.


NOTIZIE STORICHE
Etimologia: dal nome romano di persona Treverius, dal nome di una tribù gallica del Treveri. Un'altra ipotesi collega il nome alla voce celtica treba, antica misura agraria di circa tre ettari.

Trivero apparteneva nel 985 a Manfredo figlio di Aimone III conte di Vercelli. Da questo passò ai signori di Bulgaro, donato dagli Imperatori del Sacro Romano Impero ai vescovi di Vercelli, questi continuarono ad investire del feudo di Trivero, castello, terre e numerosi diritti i Bulgaro. Nel sec. XIII, i Bulgaro non riconoscendo l'alta signoria dei Vescovi consegnarono Trivero al Comune di Vercelli. Più tardi gli uomini di Trivero ottennero, sotto il dominio Visconteo, privilegi vari, e la facoltà di eleggere i proprii ufficiali. Queste concessioni furono fonte di aspre contese. Agli inizi del 1400 scoppiò in paese una paurosa rivolta contro i feudatari. Si ricorse alla violenza, fu invaso il castello, si asportarono e distrussero i mobili. I Signori furono spogliati delle terre, dei possessi e furono negati loro tutti i diritti. Ma di questa ribellione i Triveresi non si sentivano sicuri e si rivolsero ad Amedeo VIII di Savoia offrendosi in dedizione. Carlo Emanuele I infeudò poi Trivero con Mortigliengo e Giovanni Wilcardel, signore di Fleury, Cavaliere dell'Ordine della SS: Annunziata, che ebbe il titolo di Marchese di Mortigliengo e Trivero il 3 marzo 1619. Ridotto il feudo a mani Regie nel 1720 fu venduto ad Alessandro Delfino da Cuneo, che ebbe il titolo di Conte il 4 marzo 1722. Il 18 dicembre 1798 gli uomini di Trivero piantarono l'albero della Libertà.


UOMINI ILLUSTRI

BONACCIO GIOVANNI (XIII-XIV secolo). Notaio. Nel 1308 scrisse un supplemento alla storia di Fra' Dolcino.
GILETTI ANSELMO (1857-1927). Diede un grande impulso all'industria laniera della valle del Ponzone, praticamente “creando” intorno al proprio stabilimento l'attuale paese.
GILETTI ORESTE (1850-1958). Figlio di Anselmo, continuò l'opera del padre. Ottenne il diploma di benemerenza di prima classe e la medaglia d'oro per le sue elargizioni a favore dell'istruzione infantile e primaria. All'interno del lanificio di famiglia istituì una scuola di avviamento e perfezionamento al lavoro per gli operai e i loro figli.
ZEGNA ANTONIO CERINO (1854-1918). Benefattore e pioniere dell'industria laniera, fu sindaco di Trivero dal 1914 al 1917. Commendatore, grand' ufficiale della Corona, consigliere provinciale del mandamento di Mosso, consigliere della Camera di Commercio di Torino. Fondò una decina di enti benefici in tutto il biellese ed edificò a Trivero l'istituto a lui intitolato.
ZEGNA ERMENEGILDO (1892-1966). Nel 1911, con i fratelli, fondò un lanificio a Trivero e nel giro di quarant'anni il marchio Zegna, è diventato famoso in tutto il mondo per i tessuti di alta qualità. Il suo nome è altresì legato alla costruzione della Panoramica Zegna, una strada che collega Trivero con la valle Cervo. Nominato cavaliere del lavoro a 43 anni, nel 1941 fu insignito del titolo di conte di Monte Rubello.
ZEGNA LEONE BATTISTA (XVII secolo). Celebre medico, nel 1613 venne ammesso al Collegio dei filosofi e medici dell'Università di Torino.


CHIESE
Santuario di San Bernardo.
Questo santuario, che più propriamente dovrebbe essere definito “oratorio”, costruito sulla cima del monte Rubello, ci ricorda la vicenda dell'eresiarca Dolcino. Gli eretici seguaci di Dolcino giunsero in questo luogo nel 1306, provenienti dalla Valsesia e vi rimasero fino al 23 marzo del 1307, giorno nel quale dopo un lungo assedio vennero attaccati e distrutti dall'esercito inviato dal vescovo di Vercelli. Gli abitanti di Trivero e dei paesi vicini che, secondo la tradizione, erano stati molestati per lungo tempo dalle scorrerie delle bande di Dolciniani, dopo la loro definitiva sconfitta, mantennero il voto fatto e costruirono sulla cima del monte, che allora si chiamava Zebello, una piccola cappella, utilizzando il materiale proveniente dalle fortificazioni erette dai seguaci di Dolcino. La tradizione vuole che questa cappella fosse costruita in appena 50 ore. Successivamente venne edificata una seconda, più grande, cappella addossata alla precedente per ospitare i pellegrini che salivano, sempre più numerosi, al monte in occasione della processione votiva che ogni anno si faceva per ricordare la sconfitta degli eretici. All'inizio del XVIII° sec., vennero abbattuti i muri divisori tra le due cappelle, ricavandone una sola chiesa, di maggiori dimensioni. Questo edificio venne demolito nel 1837 e al suo posto venne costruito un nuovo oratorio che fu inaugurato nel 1839 dal vescovo Losana. Quest'ultima costruzione venne poi ulteriormente ampliata e sopraelevata nel 1948 per iniziativa del conte Ermenegildo Zegna. Nel corso dei lavori di ampliamento si rinvennero punte di lancia e frecce trasferite al museo di Biella che, che con ogni probabilità, risalgono all'epoca di Dolcino.

Santuario della Brughiera.
Secondo la tradizione, il fatto che diede origine al santuario fu l'apparizione della Vergine ad una giovinetta muta che, intenta a pascolare le bestie in questo luogo, riacquistò miracolosamente la parola. Sul luogo del miracolo, si costruì dapprima una cappella che venne poi sostituita, forse all'inizio del '500, con la piccola chiesa ancora oggi esistente. La devozione alla statua della madonna, conservata nella chiesa antica, che attirava folle di pellegrini, richiese la costruzione di una seconda chiesa più grande, che venne dificata verso la metà del XVII° sec. La primitiva chiesa venne costruita in prossimità del confine tra i comuni di Mosso S. maria e di Trivero e questo fatto diede origine ad accese dispute tra le due comunità che ne rivendicavano il possesso. Una tela votiva conservata oggi nella chiesa grande testimonia un altro miracolo avvenuto per intercessione della Vergine: un agguato teso dagli abitanti di Mosso che “spararono molte sparate” ai triveresi giunti in processione alla Brughiera nel giorno dell'Annunziata del 1643 “senza offesa d'alcuno per miracolo di Maria Vergine”.

Santuario del “Sacro Cuore” a Ponzone
Il terzo santuario esistente nel comune di Trivero è quello dedicato al sacro Cuore di Gesù che sorge a Ponzone. Il rapido sviluppo industriale della vallata del Ponzone, determinò un altrettanto rapido incremento demografico. Questo fatto suggerì, nel 1935, la costituzione di una nuova parrocchia smembrandone, non senza contrasti, il territorio delle parrocchie di Pratrivero, Cereie, Botto. La costruzione della chiesa parrocchiale di Ponzone, dedicata appunto al “Sacro Cuore” iniziò, artefice Don Primo Zanotti, il 15 giugno 1930. In quel giorno venne posata la prima pietra e già nel 1932 la nuova chiesa, per quanto non completata, veniva adibita al culto. L'edificio progettato dall'architetto Pier Vincenzo Bellia e costruito dall'impresa Falletti di Torino, venne completato soltanto nel 1950 dal momento che i lavori furono sospesi durante il periodo bellico. Non è semplice descrivere architettonicamente questo santuario, costruito seguendo uno stile del tutto particolare su di una pianta a croce greca. L'esterno è caratterizzato dalla grande scalinata e dal gruppo statuario. Opera dello scultore Musso, raffigurante il Sacro Cuore di Gesù tra le virtù teologali alla sua destra ed un operaio alla sinistra. Il campanile, alto 52 metri, contribuisce a slanciare il complesso dell'edificio accentuandone l'evidente ricerca della verticalità.

Gli Oratori
Escludendo l'oratorio di San Bernardo, il più antico è probabilmente quello dedicato a S. Antonio Abate, edificato nel XV sec. nel cantone Vico. Anche le origini dell'oratorio dedicato a San Rocco risalgono al XV° sec.; l'edificio attuale venne ricostruito nel 1650 quale ex-voto “per la liberazione dalla peste nel 1632”. Nella stessa epoca (1634) venne edificato anche l'oratorio dedicato a San Carlo nella frazione Sella. Gli oratori di San Defendente a Pramorisio e quello dedicato ai SS: Giovanni Battista e Giulio nella frazione Piana risalgono al secolo XVII°; quest'ultimo venne però ricostruito nel 1711. Anche l'oratorio dei SS: Martino e Bernardo a Lora, di origini secentesche, venne riedificato nel 1862. Più recenti gli oratori di Barbato, dedicato a S. Lucia (1882) e quello di S. Liberata (canton Barbero) ricostruito nel 1962.

FRA' DOLCINO
Si ignora il luogo e la data di nascita . Sarebbe nato a Trontano in Val d'Ossola,o a Novara, o a Prato Sesia,o a Romagnano. Nella sua giovinezza seguì gli studi ecclesiastici in Vercelli. Fu discepolo fin dal 1291 del parmigiano Gerardo Segalelli, fondatore della setta degli Apostoli o Fratelli Apostolici. Quando il Segalelli, fu condannato al rogo come eretico, nel giugno o agosto del 1300, Dolcino si mise alla testa della setta. Raccolse proseliti nel trentino, a Brescia, a Bergamo, a Como. A Trento si unì a lui quella Margherita che gli fu compagna fedele fino alla fine. Nel 1300 lo troviamo il Valsesia. I suoi seguaci secondo una sua lettera del 1303, assommavano a 4000. Il 24 agosto 1305, nella Chiesa Parrocchiale di Scopa, i Signori della Valsesia , fecero lega contro l'eresiarca. Cacciato dalla Valsesia nel 1306, si ridusse sul monte Zebello o Rubello, sopra Trivero, da cui scendeva sui circostanti paesi della Val Sessera e del Mortigliengo, per distruggere, incendiare, saccheggiare. Nel frattempo Clemente V aveva bandito la Crociata contro di lui. Il Vescovo di Vercelli Rainero degli Avogadro radunò un esercito sotto la guida di Uberto Marchisio di Biella, Tomaso Avogadro di casanova, Pietro e Jacopo Avogadro di Quaregna. Dopo incerti assalti e dopo lungo assedio il monte fu espugnato. Dolcino, Margherita, Longino Cattaneo e pochi superstiti fatti prigionieri vennero secondo le leggi del tempo condannati al rogo.

www.biellaclub.it/libri/Dolcino-ultimo-eretico/



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Pagina realizzata nel mese di marzo 2016 - Testo di Giorgio Gulmini, notizie tratte da:
- Tip. Lib. “UNIONE BIELLESE” Biella, Biellese Industriale, Professionale, Commerciale, Artigianale, vol. 2° 1971.
- COMUNI DELLA PROVINCIA DI BIELLA, vol. II, collana a cura del Consiglio Regionale del Piemonte, NEROSUBIANCO Edizioni, aprile 2005.
- EOS Editrice Novara, STEMMARIO CIVICO Biellese, Cusiano, Novarese, Ossolano, Valsesiano, Verbano, Vercellese.
- Giovanni Vachino, “Il paese dove io lavoro” TRIVERO nelle cartoline d'epoca, PRO LOCO TRIVERO, Tip, Tonso, Mosso S. Maria (VC), 1990
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