Missionario, studioso, esploratore, fotografo, scrittore, documentarista.

Alberto Maria De Agostini Alberto Maria De Agostini nasce a Pollone il 2 novembre 1883 da famiglia benestante e profondamente religiosa, la sorella Francesca diventerà badessa a Roma. Suo fratello maggiore, Giovanni, fonderà nel 1901 l'Istituto Geografico De Agostini. Alberto entra in seminario giovanissimo, viene ordinato sacerdote salesiano nel 1909 ed un mese dopo parte missionario nelle zone meridionali dell'Argentina e del Cile, dove i salesiani fin dal 1875 operavano a favore degli ultimi indios. Effettua scalate e viaggi esplorativi che produrranno molte importanti opere divulgative. Effettua così tanti viaggi ed esplorazioni che è quasi impossibile ricordarli tutti, ottenne numerosi riconoscimenti pubblici, un'intera zona delle Ande porta il suo nome, così come un fiordo ed un Parco Nazionale in Cile. Alberto De Agostini ha dato nomi piemontesi a diverse sue scoperte, ecco che in Patagonia oggi ci sono torrenti (rio) e monti (cerro) che portano anche nomi biellesi: il rio Pollone, il Cerro Pollone ed il Cerro Pier Giorgio Frassati.

Nel 1910, giunto in sudamerica, a 27 anni, inizia le sue numerose esplorazioni, tra cui la scalata a quello che era ritenuto l'inaccessibile Monte Olivia (1913). Nel 1918 pubblica la carta "Tierra del Fuego". Dal 1919 al 1928 rientra in Italia dove svolge attività di confessore, insegnante e assistente all'oratorio. Realizza un film sull'incoronazione della Madonna d'Oropa. Scrive "I miei Viaggi nella Terra del Fuoco", un successo editoriale pubblicato anche in Germania, Ungheria e Spagna. Nuovamente in Patagonia dal 1928 al 1933, effettua numerosi i viaggi esplorativi e spedizioni alpinistiche. E' in Italia dal 1933 al 1935 quando pubblica "Terre Magellaniche" e gira un film sulla processione di Fontainemore, sui monti di Oropa.

Tornato in sudamerica esplora il gruppo del Monte Fitz Roy. Dal 1937 al 1940 riprende le esplorazioni più a nord, nella zona del Lago San Martin. Il 13 aprile 1937 parte da Puerto Bories per un volo con il pilota Franco Bianco sopra i massicci del Balmaceda e del Paine, e dello Hielo Continental Sur all'altezza del Lago Argentino. "...Due carabinieri cileni piantonano l'apparecchio e ci attendono per le informazioni regolamentari sull'itinerario e la durata di volo. Quando monto in carlinga, uno di essi mi domanda perché non indosso il paracadute. Io penso tra me che l'unico paracadute che porto sempre meco è una reliquia di San Giovanno Bosco, che invoco nelle difficoltà e nei pericoli."

Dal 1941 al 1949 pubblica diversi libri a Buenos Aires. Realizza un'accurata cartografia della Patagonia meridionale e della Terra del Fuoco colmando così varie lacune presenti nelle carte del tempo. Continuano le esplorazioni e nel 1943 conquista il Monte San Lorenzo (3706 m), il suo personale massimo successo alpinistico.

Nel 1950 rientra in Italia che lascerà, un'ultima volta, nel 1958, per completare le riprese di un nuovo documentario in Patagonia. Gli ultimi anni li trascorrerà a Valdocco, alla Casa Capitolare dei Salesiani, dove confesserà fino a pochi giorni dalla morte avvenuta il 25 dicembre del 1960.

28 agosto 2012
Il testo di questa pagina è ricavato da IMPALPABILI REGIONI DELL'ETERE - edizioni Linea d'Aria - 2012

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