“Turner e l’Italia”  
Ferrara, Palazzo dei Diamanti,  16 novembre – 22 febbraio 2008.  
A cura di James Hamilton. Catalogo Ferrara Arte. 
Orari: tutti i giorni, 9-19.

Se vi appassiona la pittura romantica, non dovete assolutamente perdere la mostra  “Turner  e l’Italia” inaugurata in questi giorni a  Ferrara, negli spazi espositivi di Palazzo Ducale. Una mostra molto bella e interessante che affronta  un particolare aspetto dell’arte del grande pittore inglese: il suo rapporto con l’Italia.
La città di Ferrara, come è noto, merita di per se stessa un viaggio, tanto è ricca di straordinaria bellezza, capace di suscitare intense emozioni.
Arrivando a Palazzo dei Diamanti dalla grande strada acciottolata che dal fondo delle  mura porta al Castello , nel cuore della città, si prova la sensazione dolcissima di essere dentro un quadro di Turner, tanto le tinte calde dei mattoni delle alte pareti che cingono i giardini delle ville patrizie, l’azzurro  lievemente sfumato nel chiarore roseo del cielo autunnale, il colore bruno dei grandi alberi e l’oro ormai spento delle poche foglie rimaste o raccolte a terra, formano con il bianco antico del  Palazzo, una vaga, estenuante malìa.
Nelle stanze del Palazzo poi,  i dipinti di Turner alle pareti, continuano la suggestione, riallacciando alla realtà ambientale, il sogno romantico che fu di Turner al contatto con la straordinaria bellezza della “luce” italiana.

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“Turner e l’Italia” , curata da James Hamilton a cui si deve anche il consistente catalogo, è organizzata  da Ferrara Arte e dalla National Gallery of Scotland di Edimburgo, in collaborazione con  lo Szépmuveszeti   Muzeum di Budapest, e narra, attraverso incantevoli immagini il ruolo fondamentale che l’Italia ebbe nella formazione poetica dell’artista.
Joseph Mallord William Turner, fece un primo viaggio in Francia e nelle Alpi (fino ad Aosta) nel 1802. Visitò l’Italia successivamente, nel 1819, nel corso di un lungo viaggio che lo portò a Venezia, Roma e Napoli. Tornò quindi a Roma nel 1828, dove soggiornò per diverso tempo, trascorrendo uno dei periodi più felici della sua carriera.
Il fascino dell’ Italia, con la bellezza del cielo , della  luce e del paesaggio suggestionò profondamente l’artista che, dalle vedute piene di sogno, ispirate ai quadri di Claude Lorrain del primo periodo, passò allo stile personalissimo che  nei  grandi dipinti, come  nei famosi acquerelli, lo portò ai celebri capolavori in cui è protagonista la scena italiana.  
Anche negli anni successivi, quando Turner si dedicherà al paesaggio inglese, non verranno  mai meno le suggestioni dell’atmosfera dell’Italia.
Sempre meno descrittive e  più invase dalla dimensione del sogno e del ricordo, le opere  legate al secondo soggiorno romano del 1828, documentano infatti il vero spirito delle atmosfere italiane colte da Turner.
Sono in mostra le grandi tele:   “Roma  vista dall’Aventino” del 1836 e “Roma Moderna.Campo Vaccino” del 1839 , provenienti  dalla National Gallery of Scotland. Ma anche  “Venezia  con il doge che celebra lo sposalizio del mare”  e “Venezia con la Salute” della Tate Gallery,  e “Arrivo a Venezia” della National Gallery di Washington.
Le ultime sale della mostra documentano la  definitiva trasformazione del linguaggio pittorico di Turner: la completa trasposizione sulla tela delle forti emozioni dello spirito trasformate in emozioni di luce e di colore. 
Tra queste ,forse le  più emblematiche:  “Paesaggio con fiume e una baia in lontananza” del Louvre, e “Scena di montagna. Valle d’Aosta” della National Gallery of Victoria, di Melburn.
Impalpabile, soffice, luminosa: la pittura di Turner esprime al meglio la raffinatezza del suo animo  e la dimensione romantica della poeticità.

Maria Tesera Molineris

Insegnante di scuola superiore. Laurea in Filosofia. Laurea in Lettere con tesi in Estetica. Giornalista pubblicista. Appassionata d'arte e critico. Ha collaborato e collabora con testate nazionali e locali. Ha curato per il bisettimanale "il Biellese" le rubriche "Specchio", "Parole, parole, parole" e dal 1990 la rubrica d'arte "Grandi mostre" alla quale è stata abbinata dal 1993 la rubrica "Artenotizie". Con il fotografo Gianfranco Bini ha scritto "Il cuore del monte", un volume sul Santuario di Oropa, edito da "Lassù gli ultimi".
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