"MANET E LA PARIGI MODERNA".
8 MARZO - 2 LUGLIO 2017. PALAZZO REALE, MILANO.
A cura di Guy Cogeval,Caroline Mathieu, Isolde Pludermaker. Catalogo Skira.
Orari: da martedì a domenica 9,30-19,30. Giovedì e sabato 9,30-22,30. Lunedì 14,30-19,30. Ultimo ingresso: un'ora prima della chiusura.

Tra le durezze e i neri di Cèzanne e di Manet, e le impalpabili, delicate atmosfere di Signac e di Monet, si snoda tutto il mondo scintillante della vita parigina degli anni in cui si svolgeva uno dei più vistosi e interessanti cambiamenti nel gusto e nel linguaggio dell'arte : l'Impressionismo.
Manet è l'interprete sovrano dell'apertura di questo "nuovo gusto" che si impone, via via, rompendo con il tradizionale perfezionismo accademico dell'arte ufficiale dei famosi " Salon" parigini che allora decretavano in modo irrevocabile la fortuna di un artista.
E che la perfezione di certi dipinti accettati e ammirati ai Salon espositivi fosse ineccepibile , lo attestano alcune opere in mostra che, della scintillante vita parigina del tempo, fatta di donne bellissime in abiti sontuosi, di gentiluomini altrettanto raffinati, di scaloni trionfali dell'Opera, di angoli suggestivi della vita a teatro o di superbe manifestazioni nei lussureggianti parchi parigini, offrono suggestive immagini.
La mostra di Palazzo Reale si intitola "Manet e la Parigi moderna" e con questo intento propone ampie pagine dedicate alla vita parigina degli anni centrali dell'Ottocento, quelli in cui visse Edouard Manet (1832- 1883), in una serie di sale dedicate alle opere di grandi pittori suoi contemporanei, con illustrazioni e progetti di edifici che allora diedero a Parigi quell'immagine di "grandezza" che ancora oggi contraddistingue la bellezza e l'imponenza della capitale francese.
La mostra si presenta così molto elaborata nei contenuti , con una serie di opere di notevole bellezza che accompagnano il visitatore fino alle sale completamente dedicate alle opere di Monet, che di volta in volta appaiono, quasi magiche isole di grande respiro, in cui le opere "parlano" da sole, nella loro singolare bellezza.
Come la sala in cui troneggia nel suo coloratissimo abito la danzatrice spagnola, dove però rapisce e incanta il delizioso, giovane "Pifferaio" , opera disprezzata dai critici del tempo di Manet, che l'artista ha reso "trionfale" nell'assoluta semplicità delle linee pittoriche e dei colori.
O come nella stanza in cui compare il famoso "Balcone" dall'impostazione "nuova", in cui oltre le semplici ( e allora criticatissime) linee verdi della ringhiera, i personaggi appaiono quasi colti in una fotografica realtà che guarda a motivi classici rinnovati nella particolare composizione. Una nuova "fretta" compositiva, sembra in questo caso animare l'arte di Manet che in qualche maniera guarda ai modi più sciolti e liberi dell'Impressionismo nascente.
Fino a con quello straordinario "Ritratto di Berhte Morisot" in cui, nel nero assoluto dell'abito e del cappellino della donna , brilla di affascinante, fresca vitalità il volto della giovane.
Curata da Guy Cigeval, Caroline Mathieu, Isolde Pludermacher, la mostra, promossa dal Comune di Milano in collaborazione con il Musée d'Orsay e dell'Oragerie di Parigi, presenta un centinaio di opere tra cui 16 capolavori di Manet e 40 opere di maestri coevi, come Boldini, Cèzanne, Degas, Fantin-Latour, Gauguin, Berthe Morisot, Renoir, Degas, Signac, Tissot, con disegni e acquarelli di Manet e di altri artisti.
Un transito nella mitica Parigi del secolo d'oro, a contatto con il palpitare dell'arte che, dalla perfezione accademica del tempo, pur affascinante per certi aspetti, modi e luoghi, si libera dai legami antichi per sbocciare in una bellezza più immediata e vera che, a sua volta, esaurita la particolare stagione, aprirà le porte ai nuovi preziosismi di inizio Novecento e quindi al disfacimento del tradizionale linguaggio artistico, sotto la sferza del vento Futurista.
Un grande Manet, in ogni caso, che appare in tutto il vigore delle sue opere a cui il tempo ha reso l'enorme tributo di ammirazione che a lui fu negato in vita.

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Maria Tesera Molineris

Insegnante di scuola superiore. Laurea in Filosofia. Laurea in Lettere con tesi in Estetica. Giornalista pubblicista. Appassionata d'arte e critico. Ha collaborato e collabora con testate nazionali e locali. Ha curato per il bisettimanale "il Biellese" le rubriche "Specchio", "Parole, parole, parole" e dal 1990 la rubrica d'arte "Grandi mostre" alla quale è stata abbinata dal 1993 la rubrica "Artenotizie". Con il fotografo Gianfranco Bini ha scritto "Il cuore del monte", un volume sul Santuario di Oropa, edito da "Lassù gli ultimi".
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