Dal 1816, ogni cinque anni, da giugno a settembre per tre sere la settimana quattrocento sordevolesi - tra comparse, attori, musicisti e operatori di scena - danno vita alla Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo. Per l’allestimento e l’esecuzione si impegnano per 75.000 ore, gratuitamente, persone di ogni età, ceto sociale e orientamento culturale. Per statuto del Comitato organizzatore il ricavato netto degli spettacoli è devoluto a opere pie.
La “Passione di Sordevolo” è il più grande spettacolo corale in Italia interpretato da attori dilettanti, giovani e meno giovani che lavorano e si preparano con estrema serietà e dedizione, che ricorda le ultime ore di Cristo. La messa in scena della Passione, che si tramanda con continuità di generazione in generazione, ed alla quale vengono educati i bambini che realizzano, ad ogni appuntamento, una loro passione dei piccoli, garantisce una forma ormai rara di teatro effettivamente ed integralmente popolare che Sordevolo coltiva con viva passione.
Non si sa con certezza in che anno venne recitata per la prima volta però, da uno studio del 1891 dello storico Prof. Delfino Orsi, intervenuto alla prima recita del 12 aprile dello stesso anno a Sordevolo, si ha la conferma che tale rappresentazione si effettuò negli anni: 1850, 1860, 1865, 1871, 1876, 1881, 1886, 1891. In seguito la Passione venne rappresentata nel 1897, 1901, 1904, 1914, 1924, 1934. Sospesa per il periodo bellico, fu ripresa nel 1950, 1960, 1970, 1975, 1980, 1985, 1992, 2000, 2005. L’organizzazione è impegnativa e complessa. Con certezza si sa che nel 1850 venne formato il primo “Comitato” con lo scopo di preparare la rappresentazione sotto forma di spettacolo vero e proprio, con cadenze quinquennali o decennali e da allora ogni ciclo di rappresentazioni viene allestito da un “Comitato Organizzatore”. E’ importante sottolineare il carattere profondamente libero e autonomo di questa originale cultura locale e l’impegno che essa suscita ancora oggi negli eredi moderni di questa tradizione per la quale ogni aspetto dello spettacolo è affrontato con le sole risorse umane e tecniche locali.

Il luogo della rappresentazione è un vasto spazio all’aperto in cui è allestito un frammento di Gerusalemme dell’anno 33: la reggia di Erode, il Sinedrio, il Pretorio di Pilato, l’orto degli ulivi, il cenacolo, il monte Calvario, lo spettacolo è composto da un prologo e 25 scene nelle quali sono presenti complessivamente 400 persone tra attori e comparse. Il testo su cui si basa la rappresentazione risale agli ultimi anni del quattrocento, opera elaborata in versi dal fiorentino Giuliano Dati, cappellano della Chiesa dei Santi Martiri in Trastevere a Roma (nel 1490 circa, l’azione scenica veniva realizzata il Venerdì Santo, al Colosseo, dalla Compagnia della Confraternita del Gonfalone di Roma con gran concorso di popolo, pellegrini, viaggiatori e notabili; questa tradizione continuò fino al 1539 quando, negli anni drammatici della riforma e del distacco dalla Chiesa cattolica di Roma dei movimenti religiosi di Lutero, di Calvino, ed altri ancora, Papa Paolo III vietò rappresentazioni di questo tipo). Il testo della passione “romana” giunse a Sordevolo con mezzi e modi ancora sconosciuti.
Nel 1934 Renato Simone, principe della critica teatrale italiana, scriveva sul Corriere della Sera del 17 aprile “ si sono raggiunte una perfezione, un’intensità, una religiosità singola e collettiva che, per il sentimento, riconducono il dramma sacro alle sue origini e per la potente delicatezza dell’espressione, sembrano il frutto di una grande esperienza spirituale, intellettuale e tecnica ... Sulla cima del Calvario vediamo successivamente comporsi gruppi che inteneriscono ed abbagliano. Si determina una ispirazione ardente e riverente che supera il premeditato ed il voluto. Veramente le tre croci sono più in alto dell’umanità e, su quella centrale il rosso martire pare stringersi, vuotarsi, cereo, del sangue, e si umanizza e si trasumana...”.

Italo Alighiero Chiusano a commento della Passione scriveva nel 1980 sul “Dramma”: “Venuti con un certo scetticismo a vedere una manifestazione popolare, conquistati poi infantilmente dalla bellezza e naturalezza dei movimenti di massa, dalla fedeltà e policromia dei costumi, dalla dignità delle scene austere, a questo punto non siamo più spettatori paganti, né studiosi di folclore, né patiti di teatro; siamo creature nude, soli con la nostra miseria, gli occhi rivolti alla viva ripetizione di un evento che ci sembra l’unica risposta accettabile al nostro interrogativo esistenziale. Un paese intero ha patito una grande esperienza e lo ha fatto con decoro, senza convulsioni orgiastiche, alla maniera schiva dei Biellesi...”.

Le sacre rappresentazioni appartengono così intimamente alla vita comunitaria che il ricavato netto delle rappresentazioni viene devoluto a favore di un’opera pia. Si tratta di una tradizione sempre rispettata dai vari Comitati, un’usanza che dimostra come la rappresentazione sia un avvenimento che eccede il momento teatrale per diventare un evento economico e sociale che interessa ed integra tutta la comunità, aiutando gruppi ed Enti bisognosi. E’ “dovere” dei sordevolesi, proseguire con impegno, solidarietà e dedizione questa tradizione consapevoli di avere le possibilità per emergere nel panorama culturale religioso italiano e mondiale delle sacre rappresentazioni. Ogni sforzo compiuto, non ha valore nell’immediato e nel quotidiano bensì in un prossimo futuro, continuazione di un’opera che ha preso vita molti secoli fa e sarà un esempio per le generazioni future.

Sito web www.passionedicristo.org


La Passione di Sordevolo
Testi e immagini* forniti dal Associazione Teatro Popolare di Sordevolo a cui va il nostro grazie per la disponibilità.
*Alcune immagini scattate da Moretto Roberto (Biellaclub.it) durante la rappresentazione del 22/07/2005 - Pagina realizzata il 07 02 2010


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