In quel bel giorno un raggio di sole illuminò quella pianura infinita. La terra cominciò a tremare, a sussultare, a ingobbirsi e infine ad aprirsi in squarci sparsi qua e là.
Fu da quelle aperture che uscirono Loro. Loro erano le “creature sognanti” i capostipiti di tutti gli uomini e le donne e di tutte le specie animali e vegetali che avrebbero in seguito popolato il mondo.
Molti di essi erano esseri giganteschi, altri avevano dimensioni più ridotte. Avevano caratteristiche umane ma nello stesso tempo similitudini con varie specie animali e vegetali oppure con fenomeni naturali come il vento o il fuoco, simbolo di purificazione e di rinnovamento della Natura.
Da essi nacque, come detto, la vita delle varie specie ma prima di tutto andava forgiata la dimora che avrebbe accolto quelle vite future. Fu dalle diverse azioni che compirono – Tjukuritja nella lingua di Kooky – che si delinearono i contorni di quella immensa dimora: i paesaggi e le molteplici manifestazioni naturali in essi presenti. Mentre vagavano da un territorio all’altro quelle creature ancestrali “crearono” l’ambiente accompagnando ogni loro gesto con dei canti che avrebbero dato ai loro discendenti gli insegnamenti da seguire nei tempi a venire, le regole per vivere fra le meraviglie che essi stavano plasmando per loro.
Essi, quindi, scrissero nel territorio le loro leggi imprimendo in esso gli effetti delle loro azioni: un lago dove avevano scavato per trovare l’acqua, una spaccatura dove qualcuno di loro aveva scagliato una lancia combattendo o cacciando, e così via.
La loro permanenza sulla terra fu costellata da miriadi di avventure che dettero vita a tante leggende, leggende che sono tuttora fatte rivivere dai loro discendenti attraverso i vari rituali e le pitture. Nel loro girovagare quegli esseri mitologici tracciarono quindi dei percorsi cantando il nome di ogni cosa che incontravano, la terra non sarebbe mai stata quella che è adesso senza quei canti! I componenti dei vari clan (gruppi familiari) delle tribù aborigene sono considerati quindi i diretti discendenti di quegli avi. Come tali sono suddivisi a seconda dell’essere totemico a cui appartengono: dall’Antenato Coccodrillo provengono i clan degli “Uomini Coccodrillo”; dall’Antenato Formica provengono i clan degli “Uomini Formica”; dall’Antenato Emu provengono i clan degli “Uomini Emu” e così via… tutti figli di quelle antiche Entità iniziatrici del mondo.
Un giorno la loro opera di creazione terminò; molti tornarono nuovamente nelle viscere della terra da cui erano venuti mentre altri rimasero dov’erano pietrificandosi, lasciando che le molecole che formavano i loro corpi si fondessero con l’ambiente circostante. Secondo alcuni miti ci fu anche chi salì sopra, oltre le nuvole, fino a raggiungere le stelle.
Ogni clan ha la sua leggenda, ogni clan ha il suo ciclo di canti, ogni clan ha il suo proprio sito sacro, cioè il luogo in cui il rispettivo progenitore compì qualcosa di memorabile ed eroico e lasciò le sue “cellule vitali” che generarono i discendenti.
Ogni clan ha dunque il suo Sogno. Un Sogno da celebrare periodicamente attraverso riti ripetuti da millenni.
La geologia considera le bizzarre forme rocciose che ovunque si possono osservare sulla terra come frutto dell’azione erosiva degli agenti atmosferici ma non è così per gli Aborigeni; essi considerano quelle manifestazioni naturali come testimonianze tangibili del passaggio di quegli esseri ancestrali. Ciò che viene comunemente definita “struttura di un territorio” si può perciò guardare come una grande mappa sulla quale sono immortalati i percorsi e le azioni di quelle epiche creature.
Anche un singolo sasso, allora, può avere una storia da raccontare; anche un singolo sasso è dunque parte vitale, seppur immobile, del corpo e dell’anima di quegli uomini ai quali appartiene la terra dove esso è posto.
La Donna- Sole
Uno dei miti astronomici dell’Australia del nord descrive come Wuriupranili, la Donna-Sole e Japara, l’Uomo-Luna viaggiano, in differenti ore, attraverso il cielo.
Ognuno di loro ha una torcia di corteccia d’albero, ma quando raggiungono l’orizzonte occidentale, spengono la fiamma e utilizzano le ceneri accese della parte finale della torcia per illuminare la loro strada di ritorno verso oriente attraverso l’oscurità del mondo sotterraneo.
Ogni mattina, il fuoco acceso dalla Donna-Sole per preparare la sua torcia di corteccia causa la prima luce dell’alba. Le nuvole dell’aurora sono arrossate dalla polvere ocra che lei usa per decorate il suo corpo. Ed è allora che arriva il soffice, melodioso richiamo di Tukumbini, il Mangiatore-di-Miele il quale sveglia gli aborigeni ai doveri quotidiani.
Al tramonto,Wuriupranili raggiunge l’orizzonte occidentale. Ma prima di tornare, attraverso un passaggio sotterraneo al suo accampamento nell’est, si decora con ocra rossa che causa il colore brillante del tramonto.