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Presentare la figura di Bernardino del Boca a chi non l’ha mai conosciuto è un’impresa assai ardua per la poliedricità del personaggio. Teosofo, antropologo, artista, saggista nasce a Crodo il 9 agosto 1919. Fin da giovane intrecciò rapporti epistolari con vari spiritualisti come Jiddu Krishnamurti, Maurice Maeterlinck, George S. Arundale e Fabrizio Ruspoli duca di Salaparuta.
Fu un vero diluvio di corrispondenza che durò tutta la sua vita, nella quale continuò a tessere una fitta trama di fili eterici anche con personalità internazionali del mondo dell’arte e della cultura. Si diplomò all’Accademia di Brera a Milano nel 1939, dove fu licenziato con il massimo dei voti e diploma d’onore e ancor prima, dal 22 gennaio al 12 febbraio dello stesso anno, allestiva alla Casa della G.I.L. di Borgomanero la sua prima mostra personale, dove fu presente con cinquanta opere. Insegnò nelle scuole medie e superiori, con un intervallo per il servizio militare, fino al 1946 anno in cui partì per il Siam. Dopo il 1951, al suo ritorno da Singapore dove per alcuni anni ricoprì la carica di Console Onorario, studiò antropologia e paleontologia a Ginevra e riprese l’insegnamento. Il suo fu un vero e proprio lavoro di educatore nei principi della libertà e dell’armonia di pensiero, che lo hanno accompagnato per tutta la sua esistenza e che è riuscito a trasmettere a quanti lo hanno avvicinato. Successivamente alla lunga permanenza in Oriente egli adottò il metodo del pensiero oggettivo, appreso dai monaci della scuola buddhista mahayana, che gli consentiva, superando la mente razionale legata alla sensorialità, di trasformare la realtà attraverso la forza eterica, riuscendo così anche ad aiutare, nei limiti karmici, coloro che per volontà e desiderio erano predisposti al risveglio spirituale. Anche l’arte, per lui un veicolo che esprimeva la bellezza preternaturale degli esseri umani e della natura, divenne allora il mezzo per creare i modelli delle forme future fissandoli, nel rappresentarli pittoricamente, come archetipi nella realtà eterica.
Questo autentico ‘metodo spirituale’, frutto dell’antica conoscenza buddhista, che si differenzia dalle forzature paramedianiche o autosuggestive, che sono piuttosto negative, egli lo definì ‘psicotematica’ o ‘tematica dell’anima’. Notevole fu sempre la sua attività di artista, di pubblicista e di scrittore sia nel campo letterario che scientifico. Il suo straordinario lavoro di tipo olistico l’ha portato ad essere, a livello internazionale, un antesignano di quel pensiero definito, nei successivi decenni, della ‘Nuova Era’ e che altro non è che una rivisitazione della Teosofia. La sua prolifica produzione letteraria, trovando sostegno nel 1971 nel lavoro di servizio del Gruppo Teosofico Besant-Arundale di Novara, di cui era il Presidente nonché il fondatore, sfocia nella pubblicazione della rivista L’Età dell’Acquario che voleva, a suo dire, essere un mezzo per la rottura degli schemi mentali ed un supporto per facilitare la comprensione dei concetti teosofici. Le sue idee teosofico-acquariane di riforma, che ha espresso non solo nelle sue opere ma con il suo costante impegno sociale, hanno trovato manifestazione anche nella realizzazione della Comunità utopistica del ‘Villaggio Verde’ a Cavallirio, sorta sui principi della libertà, della tolleranza e dell’amore: “Vivere per essere, non per avere”. Per decenni, a partire dagli anni cinquanta, fu inoltre visitatore ufficiale al Carcere di S. Vittore, per il Palazzo di Giustizia di Milano, in sostegno soprattutto ai detenuti senza assistenza alcuna. Grande è stato pure il suo lavoro di Teosofia di servizio, di aiuto cioè alle persone in difficoltà che si sono rivolte a lui fin negli ultimi momenti della sua esistenza. Il suo è stato un messaggio di libertà e d’amore che egli ha trasmesso attraverso un’intensa attività di conferenziere, di scrittore e di insegnante. Fu un uomo di natura generosa, antitetico a moralismi e paternalismi, sempre pronto a sdrammatizzare le situazioni, saggio e chiaroveggente. La sua iniziazione di stampo buddhista, ricevuta in Indonesia a ventisette anni, gli aprì la via alla conoscenza dei segreti della natura che, in tutta la sua esistenza, non finì mai di apprendere. Poté ricevere molti di quei poteri segreti che i tibetani detengono perché si era preparato camminando lungo la via del cuore. È passato di là dal velo di materia il 9 dicembre 2001 lasciando il tangibile segno della sua semina teosofica a preparazione della nuova era: l’Età dell’Acquario.