I.E.A.U
I SEGRETI DELL’HAMAM
Il più grande mistero delle donne gli uomini non lo risolveranno mai! E questo ovviamente li fa arrabbiare. Perciò, suppliscono alla mancata comprensione con definizioni “patologiche” come “pettegolezzo”, “chiaccherofobia” o “telefonite”. Alle donne non rimane che una risatina di compatimento, poiché «gli uomini non sanno cosa si perdono!».
In formula concentrata, gli uomini potrebbero viverlo in un Hamam, il tipico bagno turco. Ma solo in quello dedicato alle donne, poiché, pur inserito nello stesso ambiente, in quello maschile non si crea la stessa atmosfera…
Che l’Hamam favorisca il riposo e il raccoglimento si coglie soprattutto nell’area maschile: in un silenzio interrotto solo da leggeri bisbigli e mormorii, gli uomini siedono a bordo piscina oppure giacciono sul piano di marmo, con un asciugamano in vita, affidati alle mani forti e spietate del tellak che sconquassano l’intero corpo.
C’è tuttora una legge che ostacola il desiderio di spionaggio nell’area femminile: l’accesso è consentito alla poco invidiabile, quanto mirabile, casta degli eunuchi, e per soddisfare questa curiosità c’è un prezzo troppo alto da pagare! Persino i fotografi più ambiziosi rinunciano al compimento della loro ricerca voyeristica.
Il classico hamam è sicuramente la combinazione di salone di bellezza, parrucchiera, terapia di gruppo, terapia di coppia, pratica di massaggi, istituto di preparazione al matrimonio, pagine gialle, bar e sex-consulting più economica che si conosca; tutto questo quando l’hamam è femminile, mentre quello per gli uomini non è così: sembra che essi vogliano solo rilassarsi, rigenerarsi e forse essere un po’ più levigati.
Le donne vogliono di più, molto di più, e lo ottengono!
I non iniziati, comunque, si terrorizzerebbero al primo sguardo di un hamam femminile, sia di Marrakesch, Marsiglia, Istambul, Izmir, Bursa, Pamukkale o Teheran.
Al confronto, l’interno di una borsa da donna è il paradiso dell’ordine! Ma, come una borsetta, anche l’hamam è un posto dove quelli che hanno le informazioni “giuste” si orientano senza problemi: perché conoscono le regole del presunto disordine.
In coloro che non hanno la minima idea di cosa sia un bagno turco, il sentirsi dire che al suo interno si viene strofinati, lavati, depilati, pettinati – e che per di più esso viene ritenuto ufficialmente “un luogo impuro” – può generare sospetto: immediatamente vedono crescere funghi sulle piastrelle bagnate del pavimento e colonie di batteri sorgere dalle vasche fumanti.
In un’intervista al noto musicista Hermann van Veen venne chiesto: «Chi non vorrebbe incontrare nella sauna?». «Soprattutto i batteri» egli rispose.
Questo svela la visione occidentale dell’impuro: nell’hamam in realtà il concetto di impurità non sta nella mancanza di igiene, bensì nella mancanza di moralità. Nella sauna può entrare chiunque, e da solo; ma nell’hamam ogni donna vi entrerebbe – a quanto pare – in cattiva compagnia: non importa che donna sia: sarà comunque accompagnata dal diavolo!
Questo l’ha detto Maometto, che non solo era un profeta ma anche un avvezzo conoscitore di donne: ne ha sposate ben nove, per sicurezza, dopo la morte del suo primo grande amore, poiché non era semplice sostituire la prima! Evidentemente egli si figurava le donne che frequentavano l’hamam perse in piccanti conversazioni: infatti, definì questa istituzione un “luogo del peccato”. In questo Maometto aveva assolutamente ragione e i posteri glielo confermarono.
Dal resoconto di un viaggio di un italiano del 1500 leggiamo: «Per le donne che vivevano in un harem, il bagno era un’ottima occasione per uscire nel mondo, possibilità altrimenti vietata. Alcune avevano già – per strada – diverse opportunità per combinare segreti rendez-vous, ma per loro il bagno pubblico era un momento di incontro, dove potevano avere notizie fresche e inventarsi qualche scandalo. Gli hamam erano i “circoli privati” delle donne». Dei circoli esclusivi, la cui tassa d’iscrizione era – ed è tuttora – sotto forma di intime rivelazioni, consigli sessuali, confessioni ed esperienze segrete e, all’occorrenza, anche fatta di carezze consolatorie, rilassanti o stimolanti.
Mentre è facile capire perché dagli uomini l’hamam viene anche definito “il medico muto”: negli hamam maschili, infatti, senza parlare troppo, gli uomini vogliono curarsi dallo stress, dai crampi, dai reumatismi.
In quello delle donne, invece, l’aspetto “medico” ha molte più sfaccettature: è vero che le donne chiacchierano molto, ma durante gli energici trattamenti della Natirs – colei che si occupa delle donne nell’hamam – non viene proferita parola e quindi anche in questo caso la definizione “medico muto” è azzeccata. Muto, ma non troppo a lungo: hamam significa anche riscaldare, e qui le donne vengono “riscaldate” sotto ogni aspetto.
La musica dell’hamam è, da sempre, un suono vellutato, intriso di chiacchiere, gridolini, risatine, bisbigli e sospiri di fanciulle.
Mentre un tempo ci si scambiavano maschere di bellezza e ricette per cerette, oggi la merce di scambio sono diete e cure per i capelli. È proprio questo uno dei misteri delle donne: mentre gli uomini dopo due ore fissano il vuoto o parlano di automobili, le donne non esauriscono mai i loro affascinanti argomenti. Non c’è da stupirsi che le immagini di uomini nell’hamam sono eccitanti quanto quelle di una seduta di consiglio di amministrazione… In alcuni volti si legge anche un lieve timore, non dovuto all’andamento dei titoli in borsa, bensì agli Dschinns, quegli spiriti che si trovano a proprio agio solo nel buio, tanto simile a quella mistica semioscurità tipica dell’hamam.
Diversamente delle sedute di consiglio di amministrazione, nell’hamam manca qualsiasi tipo di aggressività – anche se formale – essendo esso considerato un luogo sacro. Ai mussulmani è, oggi come un tempo, vietato recitare nell’hamam versi del Corano, divieto con il quale anche le devote convivono bene.
Comunque, anche se non ci fosse questa regola, le donne non avrebbero tempo per dedicarsi alla preghiera, perché i “doveri” della cosmesi – dalla riga dei capelli, alla morbidezza setosa della pianta del piede e quello che gli uomini invidiosi definiscono “chiacchiere” – le assorbono completamente.
Gli uomini e le donne occidentali, contrariamente, il primo approccio alle cure e purificazioni dell’hamam lo trovano rilassante come una visita dal dentista. Agli uomini occidentali piacciono i massaggiatori che non fanno mai male, mentre le loro donne sono abituate alle estetiste che, con voce e mani delicate, non hanno nessuna altra pretesa che essere gradevoli.
Ma nell’hamam tradizionale il contatto fisico da parte del personale è molto energico: «L’addetto ai trattamenti arriva, ti fa sdraiare sulla schiena, ti piega le ginocchia alla pancia, dopodichè ti abbraccia con una forza tale da farti scrocchiare le ossa», così scriveva, ai tempi di Luigi xv, il francese Jean de Thevenot, nel suo Viaggio a Levante.
Per capire a fondo l’hamam delle donne bisogna riconoscere che la cosa che le unisce è proprio una comune passione per la bellezza; ed è questo che crea tra loro un profondo legame. Perché è proprio questa bellezza – fatta di pelle perfettamente liscia, morbida, profumata – che gli uomini desiderano. Questa tenera carne, priva di rugosità e docile al tatto, rappresenta da sempre l’ideale dei vecchi, nuovi ed eterni Sultani.
Se da una parte le donne si assoggettano a questo profondo bisogno degli uomini, dall’altra li sabotano. Perché qui, nell’hamam, il presunto “sesso forte” viene sacrificato e sezionato. e ogni velleità maschile viene finemente sminuzzata nelle sue vanità e debolezze.
Chi vuole capire l’hamam deve anche sperimentare come gli estenuanti rituali sciolgono il corpo e anche la lingua: in una palestra i segreti si tacciono, in un hamam No. In esso si richiede un’assoluta dedizione alle procedure e ai riti.
Punti del corpo incalliti, o anche solo ruvidi, vengono considerati da una donna mussulmana come autentici peccati. Da sempre le accurate depilazioni richieste dai loro uomini vengono eseguite con paste dall’odore penetrante, al quale tuttavia si sovrappongono le esalazioni profumate di oli, essenze e rari profumi fruttati. Nell’hamam maschile – a quel che si dice – l’odore non è così eccitante…
Quando le donne poi si toccano, si massaggiano e si strofinano. cadono le ultime inibizioni. Tutto ciò era conosciuto anche dal famoso “esperto di donne” Maometto, quando condannava l’hamam come “covo del vizio”.
In un mondo di repressione e sfruttamento sessuale, l’hamam ha concesso la possibilità di un lavoro terapeutico, con esercizi piacevoli e nel contempo “pratici”. Nel 1896 il turista Edmondo De Amicis (che al contrario di Maometto aveva ben poca esperienza in fatto di donne) riferiva in un suo rapporto di viaggio: «Le donne hanno nell’hamam i più focosi rapporti», e continuava, senza possibilità di fraintendimenti, che le donne nell’hamam davano «pubbliche dimostrazioni delle loro tendenze». Come lo sapeva il buon De Amicis? Forse era lui stesso un ardito voyeur, come peraltro il suo conterraneo Bassano da Zara, che non faceva alcun mistero delle sue conoscenze sull’hamam: «È risaputo che le donne, durante questa intimità del lavarsi e massaggiarsi, si innamorano ardentemente l’una dell’altra», e sfacciatamente sentenziava: «spesso si può vedere una donna amare un’altra donna come farebbe un uomo!».
Oggi, la funzione dell’hamam come luogo di giochi d’amore – anche se nulla lo vieta – non è più così necessaria, poiché le donne possono prendere piacere dal loro partner con maggior libertà. Ciò che le donne tuttora godono dell’hamam è l’atmosfera rilassata, questa naturale sensualità, questa spontanea e dolce sorellanza. Questo non è ancora del tutto comprensibile per molte donne occidentali.
Molto positiva è l’immagine che, nel 1717, viene data sulle donne nell’hamam, attraverso una lettera di una studiosa inglese, lady Mary Wortley Montagu: «Erano tutte così come Dio le ha create, oppure – per farla più facile – erano nude e crude. Sia la bellezza che l’imperfezione venivano esposte agli sguardi altrui, ma non ho mai osservato il più piccolo sorriso maligno».
«Le donne», racconta con ammirazione, «si muovevano in quella maestosa Grazia che Milton attribuisce a tutte le madri». E ancora continua: «Quale visione, il vedere così tante donne nude nelle più svariate pose, alcune assorte in conversazione, altre elegantemente assise ed altre ancora intente a scambiarsi confidenze».
Isolde von Mersi parla della cultura culinaria dell’hamam in base a un’esperienza nell’hamam parigino: «Le vecchie usanze culinarie sono tuttora in voga. Il motto è “pesante e dolce”, riferito alla “cura all’ingrasso” per le adorabili rotondità che, nell’hamam, sono molto apprezzate». Certo, vi sono delle frequentatrici del bagno turco che si strafogano di ogni sorta di schifezze, ma la maggior parte preferisce spiluccare i classici stuzzichini nel tepidarium.
Purtroppo, al giorno d’oggi, questa offerta manca e ci si deve organizzare da casa. E questa non è una “cura all’ingrasso” bensì, secondo l’arte della cucina orientale, un modo fantasioso per deliziarsi e viziarsi: caffè nero come la notte, oppure tè dolce alla menta servito in graziosi bicchierini, miele turco, delizie alla rosa, pasticcini alle mandorle, fichi freschi, fette di melone maturo ed uva, così come bevande di latte acido. Soltanto i “sorbetti da bere”, autentico must da centinaia d’anni, vengono ancora serviti in tutti gli hamam tradizionali..
Julia Pardoe, che nel suo libro Le bellezze del Bosforo descrive compiutamente l’hamam, trova positiva la combinazione tra i piaceri del bagno e il piacere del cibo: «Il centro del salone eguaglia un sontuoso bazar: venditori di confetti, sorbetti e frutta si avvicendano in modo meraviglioso». Si trattava di eunuchi, oppure di scaltri giovinastri che avevano capito come introdursi al fine di ammirare lo spettacolo femminile offerto dall’hamam. Le donne potevano accompagnarsi con giovani virgulti, purché di giovane età e non ancora interamente “consapevoli”, anche se ci si è spesso domandato quale fosse il criterio di scelta e di “inconsapevolezza”. In molti bagni siriani e turchi questa usanza è tuttora in voga .
Siccome gli hamam sono spesso riscaldati da una panetteria adiacente, si racconta che la “prova di maturità” consistesse nella domanda di quanto costasse un chilo di pane: e questo, si sa, sono pochissimi gli uomini che lo sanno…